Quello di Lombriasco non è uno scenario raffinato e nemmeno solenne, ma rare volte ho sentito una terra così in comunione elementare, complice la nebbia, con gli uomini, il fiume, il cielo. (Don Saulo Capellari)

Lombriasco è adagiata alla sinistra del Po (il vero Signore di Lombriasco) e collocato proprio all’estremo confine occidentale di quel piano inclinato che costituisce la pianura padana. E’ posto a 242 mt sul livello del mare, dove la città metropolitana di Torino, di cui fa parte, confina con la provincia di Cuneo. Qui il fiume, dopo aver ricevuto, in successione, le acque del Pellice, del Varaita e del Maira, cambia il suo aspetto di torrentello insignificante per diventare un corso d’acqua già di una certa imponenza e comincia a scorrere fra verdi boscaglie e ampie costiere.
Il terreno lombriaschese è fertilissimo, specie quello detto “terreno morto”, perché formato dal limo lasciato dalle piene del fiume.
Il territorio ha una superficie di 741 ettari (1941 giornate piemontesi). Oltre al frumento, pioppeti, granoturco e foraggio, che oggi in pratica costituiscono la quasi totalità della superficie agraria coltivata dai superstiti del settore agricoli, qui, si coltivavano in passato la vite, la canapa, il gelso, la menta.

Il dizionario storico-geografico del Casalis descrive, così, i lombriaschesi:

“per lo più robusti e di mente sveglia”
(estratto da: “Lombriasco – Curiosando in 2000 anni di storia” di Enrico Benevello)

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